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BORDI
# è una performance tra video, suono, corpo e spazio che ignora la predominanza di ogni linguaggio nel tentativo di rovesciare fuori il riverbero dei confini. L’interesse dei partecipanti si sposta dalla specificità del proprio territorio alla ricerca della potenza che si muove lungo i bordi e nei residui.
Ogni organizzazione razionale del territorio produce un residuo, un bordo. Residui e bordi non sono oggetto di alcuna protezione (…) *
FUNZIONE
# è un contenitore mobile nato nel 2006 come formato performativo in continuo transito: i partecipanti cambiano nel tempo, spostando le linee della ricerca artistica e i confini del gioco. Ciò che rimane saldo all’interno del progetto è la volontà di non cercare una messa in scena ma di occuparsi concretamente dei materiali di lavoro a favore della loro semplice attuazione. # non è, infatti, una parola che può essere letta, ma un simbolo che indica una funzione, il compimento di un’azione.
Il lavoro sullo spazio è l’altro tassello fondante del progetto #: attraverso diverse strategie che vanno dall’assecondare il luogo fino al debordare assordante di una potenza che spiazzi l’atmosfera originaria del posto, l’ambiente influenza il gioco e il gioco cambia l’ambiente.
ESPOSIZIONE
Esporre = porre fuori, alla vista del pubblico.
La narrazione e il senso cadono in favore dell’azione di esporre/esporsi. Si mette in rilievo un’andata e ritorno a flusso continuo: chi guarda rende significativa l’azione performativa nello stesso tempo in cui essa fa vivere quello sguardo – azione e sguardo non possono esistere separatamente.
HABITAT
Tutto sussiste, però niente appartiene più a nessuno; ogni cosa, presente nella sua forma completa, è svuotata di quella tensione combattiva connessa alla proprietà, si ha una perdita non dei beni, ma delle eredità e degli eredi **
L’azione di esporre alla base dell’intero progetto ha anche il significato di abbandonare. Abbandonarsi. Far sì che i sensi si confondano e le anatomie vibrino senza più definizioni: lo sguardo e l’ascolto sono interscambiabili, il suono diventa un corpo, il video scorre come una frequenza sonora, il corpo si fa suono tra i suoni, nell’immagine è compreso lo sguardo, lo spazio è un habitat globale, il tempo è un’apertura senza difese.
Pensare i limiti – i bordi – come uno spessore e non come un tratto: la loro ricchezza è spesso superiore a quella degli ambienti che separano (…) *
* G. Clément, Manifesto del Terzo paesaggio
** R. Barthes, Il grado zero della scrittura
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ARTISTI
-VIDEO
Pasquale Direse (Roma)
www.medialize.it
Erika Errante (Genova)
erikaerrantevideomaker.com
Gabriele Tropiano (Milano)
gabrieletropianomultimedia.com
Fausto Cerboni e Simona Cova (Genova)
-SUONO
P. P. Cozzolino e Luca Rosacuta (Genova)
L.J.Dusk (Genova)
www.myspace.com/ljdusk
Rauwcost (Amsterdam)
www.facebook.com/pg/Rauwkost
-CORPO
Olivia Giovannini
www.oliviagiovannini.net
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concept: S. Cova, F. Cerboni, O. Giovannini
video: F. Cerboni
live soundscape: P. P. Cozzolino e Luca Rosacuta
corpo: O.Giovannini
7 aprile 2006 @ Rassegna OSSERVATORIO 06
Teatro Cargo – Genova
vimeo.com/6916497
Durante la sua prima fase, # si struttura come un formato di gioco in cui cinque persone si occupano di ambienti differenti, stabilendo a priori alcune regole: ricercare tra i materiali accumulati negli anni dal gruppo e non raccontarsi nulla sulla loro ricerca per il progetto. Il risultato visibile è un esperimento di accostamento in tempo reale tra materiali video, sonori e corporei, posti accanto senza fusione. Giustapposizione = accostamento di due o più termini da cui risulta un composto improprio. Lo spazio utilizzato per il lavoro è la platea di un teatro: si decide che il pubblico accerchierà il corpo posto su di un tavolo d’acciaio collocato a metà della platea stessa. Le proiezioni in presa diretta del corpo mandate sul fondale del palcoscenico fanno sì che le persone sedute nelle prime file, col tavolo alle loro spalle, non si rendano immediatamente conto che quello che vedono sul palco sta realmente accadendo dietro di loro. Il performer sul tavolo persegue un lavoro sui confini del suo limitato spazio d’azione, accettando la duplice possibilità di essere in balia dello sguardo di tutti così come di restare ignorato da quello di alcuni.
photo Laura Milone
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concept: S. Cova, F. Cerboni, O. Giovannini
video: S. Cova, F. Cerboni
live soundscape: P. P. Cozzolino e L. Rosacuta
corpo: O.Giovannini
22 settembre 2006 @ Quarto Festival Internazionale di Danza Urbana URBAN BODIES
Palazzo Rosso – Genova
vimeo.com/6916497
Nella sua seconda fase di attuazione il progetto sposta l’attenzione principalmente sulla relazione con l’ambiente (l’atrio e il cortile di un palazzo storico) e col pubblico, scegliendo di isolare il performer dietro a delle colonne di marmo: gli spettatori staranno aldilà di grandi porte di vetro che dividono in due il luogo e dovranno sforzarsi di cercare il corpo per poterlo vederlo in azione, mentre sul soffitto dello spazio scelto per il pubblico scorrono, in presa diretta, videoproiezioni del corpo stesso. Dietro le porte di vetro si crea un ambiente isolato riempito solamente da un suono che viene percepito dal pubblico in modo attutito: la visione esterna risulta silenziosa. La domanda è: chi viene messo sottovuoto?
photo Laura Milone
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concept: O. Giovannini
visual: Visualpaco
suono: L.J. Dusk
corpo: O. Giovannini
23 maggio 2009 @ Rolli days: installazioni d’arte, danza, musica, performance
Palazzo Spinola – Genova
vimeo.com/5934508
Dopo un’interruzione di due anni il progetto viene ripreso grazie all’incontro con il musicista Fabrizio Castagnola (L.J. Dusk) e Pasquale Direse, impegnato attualmente in una ricerca sull’interaction design, i quali rendono possibile un’ulteriore direzione di sviluppo di # basata sull’esplosione di una potenza visiva e sonora che sostiene il corpo nel suo isolamento su un tavolo d’acciaio. Il mutamento della percezione, implicito nella pratica ipermediale dell’interaction
design video-artistico legato al movimento del corpo, rende questa fase di lavoro ipnotica ed emozionante per lo sguardo esterno, mentre la forza del suono precipita il pubblico in un ambiente che si dissocia da quello originale: il suono attira i passanti all’interno dell’atrio di un palazzo dall’alto valore storico/architettonico, scaraventandoli all’improvviso in un habitat tecnologico e straniante condiviso con un corpo che si muove asetticamente su quello che potrebbe essere un tavolo da vivisezione così come un altare sacrificale.
Il crearsi spontaneo di una barriera invisibile tra spettatori e performer genera una muta distanza attraverso cui si intesse la relazione tra un corpo scontornato nei colori e nel suono, e un pubblico la cui emozione passa esclusivamente attraverso la pelle.
photo Laura Milone
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concept: O. Giovannini
visual: Erika Errante
suono: aa.vv.
corpo: Olivia Giovannini
grazie a: Alessio Glisenti e We Are For Beat > www.facebook.com/WeAreForBeatNewEra
4 febbraio 2012 @ The Dreamers – Imperia
vimeo.com/45442762
Nel 2012 il progetto viene ripreso grazie alla collaborazione con una videomaker che utilizza un linguaggio visivo virato alle immagini concrete, contrastanti con l’anti narrazione prodotta dal corpo.
photo AA.VV.
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concept: O. Giovannini
3D projection mapping: Gabriele Tropiano
live soundscape: Rauwkost
label party: Raw Trax Records www.facebook.com/rawtraxrecords
corpo: Olivia Giovannini
con il supporto di We Are For Beat > www.facebook.com/WeAreForBeatNewEra
grazie a: Alessio Glisenti, Francesca Lenzi
11 marzo 2017 @ WeAre ForBeat pres.Raw Trax Records Showcase in Riot Ars – We’re Players not Warriors!
CSA La Talpa e L’orologio – Imperia
vimeo.com/262838278
Nel 2017 il progetto viene portato all’interno di un club, su un dancefloor.
Avvalendosi della collaborazione di un videomaker con un percorso di sperimentazione sul 3D projection mapping, la performer viene mostrata sopraelevata su un cubo: la’ dove il contesto prevederebbe un’anatomia esposta ed evidente, il corpo si riveste di luce e si aliena – trasformandosi in forma fluida e mutante – mentre le dinamiche di movimento si appoggiano, estemporaneamente, al suono live di un dj che si occupa di far ballare la pista. Il risultato è un’ipnosi che mescola una pluralità di suoni, danze e visioni.
photo Riccardo Bandiera
www.riccardobandiera.com
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